PTSD (Disturbo Post Traumatico da Stress)
Possiamo evitare di rimanere intrappolati nel passato?
“Niente fissa una cosa così intensamente nella memoria come
il desiderio di dimenticarla.”
Michel de Montaigne
Un trauma vissuto equivale a una condanna perenne? Oppure è possibile
fare qualcosa perché la condanna venga rivista, trasformata e
superata?
La vittima di eventi traumatici è continuamente tormentata dal
ricordo del trauma vissuto, da un passato che continua a inondare
e sommergere il presente di paura, dolore e rabbia, impedendole
di proseguire il suo cammino verso il futuro.
Può essere una rapina subita, un terribile incidente stradale
capitato, un evento naturale catastrofico vissuto, ma l’atteggiamento
tenuto in seguito dalla maggior parte delle persone coinvolte,
anche se mosso dalle migliori intenzioni come può essere il voler
dimenticare al più presto quanto successo, può portarle a “fissare”
il ricordo traumatico indelebilmente nella memoria e a fare in
modo che questo condizioni continuamente il loro agire quotidiano
nella costruzione del proprio futuro sofferente e limitato.
Spesso le persone coinvolte in questi episodi drammatici iniziano
ad evitare i luoghi e le situazioni che ricordano o potrebbero
ricordare gli eventi accaduti in passato, cercano di controllare
i propri pensieri sforzandosi di distrarsi o di cancellare l’esperienza
traumatica, richiedono continuamente aiuto, si lamentano e cercano
rassicurazione alla ricerca di un “senso”.
Occorre dire innanzitutto che un ricordo traumatico non si può
dimenticare. Il dolore che lo accompagna è come una ferita aperta,
un dolore può solo decantare lentamente, come una ferita che può
solo trasformarsi in una cicatrice, ma essa, la cicatrice, rimarrà
a vita sulla pelle della persona, ma non farà più così male. Anche
la paura che spesso accompagna la vita post-trauma degli individui
coinvolti può essere superata, ma non evitandola, bensì attraversandola.
Il tentativo di non pensare e di cancellare l’esperienza traumatica
porta paradossalmente a pensarla due volte. Gli evitamenti messi
in atto confermano la pericolosità di situazioni anche “distanti”
dall’essere connesse con l’evento traumatico e rendono l’individuo
sempre più incapace nell’affrontarle. Infine il lamentarsi, il
richiedere aiuto e la ricerca di rassicurazione confermano al
soggetto il proprio stato e la propria incapacità di affrontare
le situazioni temute.
Quello che le persone possono fare per far sì che il dolore decanti
più velocemente possibile, e che la paura possa venire affrontata
“in sicurezza”, consiste innanzitutto nell’evitare di mettere
in atto tutte quelle reazioni che abbiamo qui sopra descritto
e che, seppur automatiche e dettate dai migliori intenti, hanno
come effetto quello di mantenere eccessivamente presente tutta
una serie di sintomatologie invalidanti. Per chi ha vissuto traumi
particolari e ha già iniziato ad agire queste reazioni, la semplice
sospensione delle stesse potrà portare importanti miglioramenti
nella loro vita, diminuendo la sofferenza percepita e riducendo
le limitazioni permeanti la loro quotidianità.
Una delle tecniche terapeutiche messe a punto al centro di Terapia
Strategica di Arezzo al fine di permettere alla persona traumatizzata
di riappropriarsi della “temporalità” della sua vita, aiutandola
a rimettere il passato nel passato, archiviando i ricordi traumatici
e riattivando così la capacità di vivere il proprio presente e
progettare il proprio futuro, è il Romanzo del Trauma.
Questa tecnica è una delle tecniche utilizzate nel protocollo
di trattamento per i Disturbi Post Traumatici da Stress. Essa
consiste nell’armare il soggetto di carta e penna e nel farsi
narrare attraverso la scrittura, come se ce li descrivesse per
la prima volta, tutti gli eventi accaduti, con tutti i dettagli
vissuti, i pensieri e le sensazioni provate. Questo racconto deve
essere ripetuto ogni giorno, arricchendolo sempre più di particolari
che piano, piano possono affiorare alla sua mente.
Nel prescrivere il romanzo del Trauma il terapeuta utilizza la
tecnica dell’anticipazione comunicando che sarà un compito spaventoso
e doloroso, che potrà sembrare una sorta di tortura, ma che andrà
eseguito alla lettera perché il soggetto possa liberarsi da tutti
questi pensieri e incubi. Attraverso il Romanzo del Trauma, la
persona si avvicina al proprio ricordo piano, piano per dare un
nuovo significato all’evento traumatico (o alla storia traumatica).
Questa tecnica permette di esternalizzare tutti i ricordi e di
liberarsene a poco a poco. Scrivere permette di concentrarsi profondamente
sui ricordi della propria esperienza traumatica e di esprimerli
senza incorrere nel rischio di aspettative di risposta, cosa che
accade inevitabilmente quando se ne parla con altri.
Un altro effetto della tecnica sopra illustrata è dato dalla ripetizione
quotidiana del racconto che innesca il processo di abituazione.
Il ricordo diviene gestibile, non è intrusivo e incontrollabile.
L’abituazione smorza l’entità delle emozioni.
Quando una persona è influenzata negativamente da un trauma, le
informazioni sull’evento vengono immagazzinati nella memoria motoria
(o dei sistemi corporei) piuttosto che in quella narrativa; la
persona trattiene le emozioni negative e le sensazioni fisiche
dell’evento originale. È come se i ricordi del trauma rimanessero
“incastrati”, bloccati all’interno del sistema nevoso. Tuttavia,
attraverso la scrittura del romanzo, quelle informazioni vengono
elaborate e sono libere di trasferirsi alla memoria narrativa.
A questo punto le sensazioni corporee e i sentimenti negativi
associati scompariranno.
In fine, il dover consegnare il romanzo del trauma al terapeuta
è una sorta di rito di passaggio che libera definitivamente il
soggetto dai blocchi emotivi che lo condizionavano disfunzionalmente.
Il protocollo di trattamento dei Disturbi Post Traumatici da Stress,
applicato presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo e presso
tutti i centri affiliati ad esso, ha mostrato un’efficacia dell’89%.
Questo significa che l’89% dei pazienti che hanno iniziato la
terapia l’hanno portata a termine con successo.
“Ciò che per il bruco è la morte, il resto del mondo lo chiama farfalla”
Lao Tze
Autore: Dott. Claudio Gargantini
Psicoterapeuta e ricercatore affiliato al
Centro di Terapia Strategica di Arezzo