PTSD (Disturbo Post Traumatico da Stress)

Scritto da Gargantini Claudio il 07 settembre 2012  

Possiamo evitare di rimanere intrappolati nel passato?


“Niente fissa una cosa così intensamente nella memoria come il desiderio di dimenticarla.”
Michel de Montaigne

Un trauma vissuto equivale a una condanna perenne? Oppure è possibile fare qualcosa perché la condanna venga rivista, trasformata e superata?
La vittima di eventi traumatici è continuamente tormentata dal ricordo del trauma vissuto, da un passato che continua a inondare e sommergere il presente di paura, dolore e rabbia, impedendole di proseguire il suo cammino verso il futuro.
Può essere una rapina subita, un terribile incidente stradale capitato, un evento naturale catastrofico vissuto, ma l’atteggiamento tenuto in seguito dalla maggior parte delle persone coinvolte, anche se mosso dalle migliori intenzioni come può essere il voler dimenticare al più presto quanto successo, può portarle a “fissare” il ricordo traumatico indelebilmente nella memoria e a fare in modo che questo condizioni continuamente il loro agire quotidiano nella costruzione del proprio futuro sofferente e limitato.
Spesso le persone coinvolte in questi episodi drammatici iniziano ad evitare i luoghi e le situazioni che ricordano o potrebbero ricordare gli eventi accaduti in passato, cercano di controllare i propri pensieri sforzandosi di distrarsi o di cancellare l’esperienza traumatica, richiedono continuamente aiuto, si lamentano e cercano rassicurazione alla ricerca di un “senso”.
Occorre dire innanzitutto che un ricordo traumatico non si può dimenticare. Il dolore che lo accompagna è come una ferita aperta, un dolore può solo decantare lentamente, come una ferita che può solo trasformarsi in una cicatrice, ma essa, la cicatrice, rimarrà a vita sulla pelle della persona, ma non farà più così male. Anche la paura che spesso accompagna la vita post-trauma degli individui coinvolti può essere superata, ma non evitandola, bensì attraversandola.
Il tentativo di non pensare e di cancellare l’esperienza traumatica porta paradossalmente a pensarla due volte. Gli evitamenti messi in atto confermano la pericolosità di situazioni anche “distanti” dall’essere connesse con l’evento traumatico e rendono l’individuo sempre più incapace nell’affrontarle. Infine il lamentarsi, il richiedere aiuto e la ricerca di rassicurazione confermano al soggetto il proprio stato e la propria incapacità di affrontare le situazioni temute.
Quello che le persone possono fare per far sì che il dolore decanti più velocemente possibile, e che la paura possa venire affrontata “in sicurezza”, consiste innanzitutto nell’evitare di mettere in atto tutte quelle reazioni che abbiamo qui sopra descritto e che, seppur automatiche e dettate dai migliori intenti, hanno come effetto quello di mantenere eccessivamente presente tutta una serie di sintomatologie invalidanti. Per chi ha vissuto traumi particolari e ha già iniziato ad agire queste reazioni, la semplice sospensione delle stesse potrà portare importanti miglioramenti nella loro vita, diminuendo la sofferenza percepita e riducendo le limitazioni permeanti la loro quotidianità.
Una delle tecniche terapeutiche messe a punto al centro di Terapia Strategica di Arezzo al fine di permettere alla persona traumatizzata di riappropriarsi della “temporalità” della sua vita, aiutandola a rimettere il passato nel passato, archiviando i ricordi traumatici e riattivando così la capacità di vivere il proprio presente e progettare il proprio futuro, è il Romanzo del Trauma.
Questa tecnica è una delle tecniche utilizzate nel protocollo di trattamento per i Disturbi Post Traumatici da Stress. Essa consiste nell’armare il soggetto di carta e penna e nel farsi narrare attraverso la scrittura, come se ce li descrivesse per la prima volta, tutti gli eventi accaduti, con tutti i dettagli vissuti, i pensieri e le sensazioni provate. Questo racconto deve essere ripetuto ogni giorno, arricchendolo sempre più di particolari che piano, piano possono affiorare alla sua mente.
Nel prescrivere il romanzo del Trauma il terapeuta utilizza la tecnica dell’anticipazione comunicando che sarà un compito spaventoso e doloroso, che potrà sembrare una sorta di tortura, ma che andrà eseguito alla lettera perché il soggetto possa liberarsi da tutti questi pensieri e incubi. Attraverso il Romanzo del Trauma, la persona si avvicina al proprio ricordo piano, piano per dare un nuovo significato all’evento traumatico (o alla storia traumatica). Questa tecnica permette di esternalizzare tutti i ricordi e di liberarsene a poco a poco. Scrivere permette di concentrarsi profondamente sui ricordi della propria esperienza traumatica e di esprimerli senza incorrere nel rischio di aspettative di risposta, cosa che accade inevitabilmente quando se ne parla con altri.
Un altro effetto della tecnica sopra illustrata è dato dalla ripetizione quotidiana del racconto che innesca il processo di abituazione. Il ricordo diviene gestibile, non è intrusivo e incontrollabile. L’abituazione smorza l’entità delle emozioni.
Quando una persona è influenzata negativamente da un trauma, le informazioni sull’evento vengono immagazzinati nella memoria motoria (o dei sistemi corporei) piuttosto che in quella narrativa; la persona trattiene le emozioni negative e le sensazioni fisiche dell’evento originale. È come se i ricordi del trauma rimanessero “incastrati”, bloccati all’interno del sistema nevoso. Tuttavia, attraverso la scrittura del romanzo, quelle informazioni vengono elaborate e sono libere di trasferirsi alla memoria narrativa. A questo punto le sensazioni corporee e i sentimenti negativi associati scompariranno.
In fine, il dover consegnare il romanzo del trauma al terapeuta è una sorta di rito di passaggio che libera definitivamente il soggetto dai blocchi emotivi che lo condizionavano disfunzionalmente.
Il protocollo di trattamento dei Disturbi Post Traumatici da Stress, applicato presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo e presso tutti i centri affiliati ad esso, ha mostrato un’efficacia dell’89%. Questo significa che l’89% dei pazienti che hanno iniziato la terapia l’hanno portata a termine con successo.

“Ciò che per il bruco è la morte, il resto del mondo lo chiama farfalla”
Lao Tze

Autore: Dott. Claudio Gargantini
Psicoterapeuta e ricercatore affiliato al Centro di Terapia Strategica di Arezzo